gabrielefabris@virgilio.it
PROFILO ARTISTICO
Nessuna lingua
ha creato i sentimenti, essi costituiscono il nostro presente;
pur sempre uguali, sono sempre nuovi. Custoditi nella nostra
intimità, si presentano al ricordo ogni volta in modo diverso,
mutevoli e sfuggenti.
Gabriele Fabris trasforma in vita la sostanza delle immagini
e palesa i misteri celati nella profondita’ del sentire. I suoi dipinti
rendon il ricordo animato, movimentano le passioni dell’animo con
il rapporto sistematico tra gli oggetti naturali e le situazioni.
Sembra quasi che i suoi boschi s’abbellino
di ninfe, nelle pieghe dell’aria si raccolgono fragili riccioli
erbosi, avvolti da una nuvola colorata.
Tema fondamentale della sua poetica e’ la
natura, sfondo onnipresente delle vicende umane, immerse nei cicli
naturali, che procedono su piani paralleli, ma su tempi contrapposti.
Appare con evidenza il motivo della fecondita’ della natura, prospera
e benefica. Non manda messaggi al mondo, non si ubriaca di forme
alte, solenni e magniloquenti; il sembiante si svela agli
occhi di chi guarda.
La bellezza delle sue composizioni di fiori
appare come metafora della vita che sa donare momenti intensi e
gioiosi. Trionfano rose carnose, sgargianti papaveri,
frastagliati garofani, candide calle. L’oro silvestre del girasole,
astro caduto nella terra, stella crinata, richiama il colore delle
ginestre, incupite appena dalla luce che emana la resina ardente.
Fabris raggiunge nel colore armonie gentili,
fra il pallore cinerino degli steli e i viola stinti, gli
azzurri dilavati, i verdi luminosi o cupi della penombra. Sprigionan
trilli festosi gli ampi prati, cinti da fiori i cui petali
sono cremisi e porpora.
La pittura di Fabris non e’ un diversivo,
un’evasione puramente contemplativa, che costituisce una pausa
di riposo tra le vicende della vita, ma si mescola a queste vicende
e cerca di seguirle ed esprimerle nel suo modo simbolico, utilizzando
quella liberta’ di fronte alla tradizione che e’ l’insegna dell’arte
moderna.
Titolo: " Suoni dipinti" olio su tela cm. 120 x 60
Commento
Ha avuto inizio
circa quarant’anni fa la "petite aventure" di Gabriele Fabris,
con tele, colori e pennelli.
Lontano dal clamore
delle gallerie d’Arte e dai cataloghi ragionati ha coltivato la
sua passione come
fosse un orto
chiuso, un forte sigillato, virginale ed inviolato.
Le risultanze del
suo lavoro:
Dipinti ad olio in
cui è possibile ritrovare un sentimento della natura che sembra
smarrito, un eden
dove il frastuono della vita convulsa ed artificiale non ha luogo né
spazio.
Fabris
propone le "percezioni del mondo naturale", straordinario universo colto
nei suoi aspetti esuberanti;
una personale
"gestalt" del bosco, del fiorame e del giardino opulento e
sontuoso, rigonfio di forme colorate
e sensuose, dove la
vitalità della natura prorompe con inesausto vigore. Sembra quasi
che il pittore inviti ad
inebriarsi di
fiori: come è gentile e festosa la fioritura del glicine, grappoli
odorosi che profumano l’aria
d’azzurro, ed il
solitario e superbo giaggiolo il cui stelo porta sulla cima un solo
fiore, o il tarassaco color
dell’oro.
Spontanea è in
Fabris l’attitudine di esprimere il mondo poetico della fantasia
coi modi della natura,
attentamente
osservati e tradotti con scrupolosa esecuzione ed assoluta
padronanza tecnica.
Intensità,
splendore, vigore di tono, questo permettono i colori ad olio se ben
usati; per una mano
esperta diviene
agevole stenderli con facilità in generosi impasti o in tenui
velature, sovrapporre e riprendere
gli strati;
rendendo così il colore adatto ai più disparati criteri tecnici e,
soprattutto, lungamente resistente
all’azione del
tempo.
La pittura di
Gabriele Fabris è nitida, pulita ed i colori giustapposti secondo i
toni, come il ritmo musicale,
cadenzato ed
armonico. Ciò che anima Fabris è il sentimento del bello: cosa
c’è di più esaltante di un prato
fiorito, delle
foglie e degli steli d’erbe, vividi e rilucenti, piegati dal
vento.
Nelle annunciazione
del quattrocento i pittori fiorentini e senesi ponevano nelle mani
dell’angelo dalle ali
policrome un bianco
grigio. Un secolo dopo, Sandro Botticelli, da figura, nella celebre
allegoria della
primavera, a Flora,
che avanza a piedi nudi, capelli al vento ghirlandata di fiori, con
viole, margherite e
primule nella veste
leggera. Pare danzi tanto lieve è il suo passo; da quel suo passo
nascono delicati fiori
d’aprile.
Più che un pittore
naturalista Fabris è un pittore verista, giacchè, in senso
generico il naturalismo
designa la tendenza
a riprodurre, quanto più fedelmente possibile, la natura ed il
reale; l’artista mira a
rappresentare la
realtà oggettiva rifuggendo da ogni stilizzazione.
Il verismo implica
un certo grado di distacco, di serenità di idealizzazione.
Ho posto in luce,
all’inizio di questo scritto, che Fabris privilegia il "bello"
degli aspetti della natura.
Gli elementi del
bello sono essenzialmente duplici. Uno è invariabile, eterno,
immutabile, l’altro è un
elemento relativo,
frutto delle circostanze, che è, se si vuole, insieme o separatamente, l’epoca, la passione,
la moda. Senza
questo elemento, che diviene l’involucro piacevole e stimolante,
il primo sarebbe
insopportabile.
Nell’arte sacra la dualità si coglie con immediatezza.
Nell’opera di qualsiasi artista la dualità
si coglie
ugualmente: la parte esterna della bellezza sarà voluta ed espressa
dal temperamento dell’artista.
Se rivolgiamo la
nostra attenzione al passato ci accorgiamo che Giotto scoprì la
verità della vita, ritrovata
come musica
colorata dal Giorgione, trasformata entro luci ed ombre dal
Caravaggio, sollevata quasi
in un nembo
d’aria, di vento, di rugiada, dal Guardi.
La pittura,
definita anche "bellezza immobile", ha sempre avuto i suoi
contorni.
Fabris è il
cantore della bellezza incorrotta,
pura, immediata dei fiori.
Le note
coloristiche fondamentali di Fabris Gabriele sono
semplici e squillanti. Gli steli degli anemoni
non
si innalzano
rigidi, a braccio di candelabro, ma sorgono
come d’orate nervature sul verde variato della natura,
sbocciando in rosse
corolle striate. Il principio di subordinazione del colore a una
nota fondamentale di luce
trionfa nel
sottobosco dove tralci purpurei disegnano arabeschi preziosi, in cui
la gamma dei verdi si scala
su un fondo di
colori più densi e scuri.
L’accordo delle
linee graduate, mosse, dai rami degli steli, si ripete nelle colline
lontananti, nella rena e
nella rupe
rossiccia della marina del Gargano, in ossequio ad una uniformità
stilistica sempre conservata.
Ambienti
lussureggianti e ricchezza cromatica, questi sono gli aspetti più
frequenti dei dipinti. Spazio,
ariosità, gran
cielo e nuvole fuggenti caratterizzano i paesaggi della pedemontana
colti "en plein air"¸ lo
spazio è dato da
un gran prato, schiarito da luci radenti che ricadono come in acqua
colorata sugli stocchi
di granturco, o
riverberano sull’acqua glauca della marina su cui incombe un cielo
rosato, d’alba o di tramonto.
L’atmosfera
raggiunge un tono caldo nei dipinti dove intrecci di fiori ( che
ricordano gli inestricabili grovigli
dei
"bianchi
girari" delle miniature del quattrocento) dan accento alle forme
che fan da sfondo, ombre colorate,
illimpidite da
vivaci sprazzi di luce. Le piante e gli arbusti ripetono se stesse
in ogni punto, variando posizione
e forma modificando
l’orizzonte, l’erba ruderale delle malvacee comune negli
incolti, sembra un mare di colore
lilla, che infonde
un inebriante profumo.
Suggestione o
sinestesia? Io propongo per quest’ultima, poiché, a volte, anche
le arti figurative possono far
insorgere
sensazioni inaspettate, in concomitanza con una percezione di natura
sensoriale diversa.
Gabriele Fabris è
un artista che porta nei nostri cuori il "silenzio verde" della
natura, e le infinite forme e gli
infiniti colori dei
fiori che come scriveva Dante Alighieri, con "i bambini ed il
cielo stellato è ciò che ci resta
del paradiso".
Prof. Gianmaria Fonte Basso
HOME